ROMAGNA, SPECIALE NUOVO DISCIPLINARE

ROMAGNA, SPECIALE NUOVO DISCIPLINARE
E così dopo tanto vociferare, con la vendemmia 2011, la Romagna ha inaugurato il suo nuovo disciplinare. Il progetto era nell’aria già da qualche anno ma, per questioni burocratiche e, ancor più, per la diversa natura degli interessi in gioco, il fascicolo è rimasto a prendere polvere per lungo tempo sulla scrivania del Consorzio.

Viene così archiviata, in via definitiva, la storica denominazione “Sangiovese di Romagna” e con essa tutte le Doc e l’unica Docg (Albana di Romagna), precedute nella propria dicitura dal nome del vitigno. Un cambio di rotta a vantaggio dell’onnicomprensiva denominazione “ROMAGNA”, il cui insediamento è avvenuto con l’approvazione del decreto ministeriale del 22.09.2011 ed i cui confini coprono per intero l’area precedentemente regolamentata.

“Tutti i vigneti già iscritti all'albo dei vigneti delle DOC Sangiovese di Romagna (1967), Trebbiano di Romagna,  Romagna Albana Spumante, Cagnina di Romagna, Pagadebit di Romagna sono da ritenere automaticamente iscritti allo schedario viticolo per la DOC ROMAGNA”. Allo stesso modo “i vigneti già iscritti all'albo dei vigneti della DOCG Albana di Romagna (1987, primo vino bianco in Italia) sono da intendere automaticamente iscritti allo schedario viticolo per la DOCG "ROMAGNA Albana".

Rimangono attive e inalterate nei rispettivi disciplinari le quattro Doc dei “Colli”: Colli di Imola, Colli di Faenza, Colli di Romagna Centrale e Colli di Rimini.

Le motivazioni principali che risiedono alla base della stesura del nuovo disciplinare sono essenzialmente tre e soddisfano altrettante esigenze dei soggetti che questo nuovo disciplinare l’hanno promosso e approvato, ovvero il consorzio, i produttori e gli imbottigliatori. Queste le motivazioni:
 
  1. Uniformarsi alle direttive dell’Unione Europea, secondo cui si può tutelare un territorio (leggi “Romagna”) e non un vitigno (leggi Sangiovese di…., Trebbiano di….., ecc….).
  2. Introdurre le “Sottozone di Produzione” per la Doc Romagna Sangiovese; un’operazione volta a evidenziare, agli occhi dei cosiddetti consumatori consapevoli, le enormi diversità di condizioni pedoclimatiche che coesistono all’interno del vasto territorio incluso nella denominazione.
  3. Aumentare le soglie legali del residuo zuccherino sulle Doc di “base” e allargare tale denominazione anche agli imballaggi compositi (leggi “brick”).
Se la natura istituzionale e formale del primo obiettivo ha portato ad un confronto pacato e scorrevole, possiamo serenamente asserire che sui due punti successivi si è consumato lo scontro più acceso. I produttori, impegnati nella creazione delle menzioni geografiche aggiuntive (MGA) e schierati in favore di un irrigidimento dei parametri produttivi, si sono dovuti arrendere alla superiore potenza di voto* dei grandi imbottigliatori; questi hanno contrapposto all’approvazione delle menzioni, l’innalzamento del livello consentito di residuo zuccherino sulla Doc Romagna Sangiovese, quando questa non contempli una menzione. Un accordo costrittivo che i produttori, per non rischiare di vedere svanire completamente il progetto delle MGA, hanno dovuto tacitamente accettare, ma che personalmente non credo porterà ad una “emorragia” di Sangiovese “abboccato” nel settore HoReCa, visti i canali distributivi prevalentemente utilizzati dagli imbottigliatori.

LE SOTTOZONE DI PRODUZIONE

Concetto già conosciuto a chi è abituato a girare per le Langhe, la “Sottozona di Produzione” indica l’areale di provenienza delle uve utilizzate a produrre un vino. Un tentativo di raggruppare sotto un’unica dicitura tutti i Sangiovese che nascono all’interno di un territorio circoscritto e, quindi, teoricamente accomunati da caratteristiche similari. Le menzioni identificate per la Doc Romagna Sangiovese sono momentaneamente 12:
  • Bertinoro, solo per la versione riserva;
  • Brisighella, anche per la versione riserva;
  • Castrocaro - Terra del Sole, anche per la versione riserva;
  • Cesena, anche per la versione riserva;
  • Longiano, anche per la versione riserva;
  • Meldola, anche per la versione riserva;
  • Modigliana, anche per la versione riserva;
  • Marzeno, anche per la versione riserva;
  • Oriolo, anche per la versione riserva;
  • Predappio, anche per la versione riserva;
  • San Vicinio, anche per la versione riserva;
  • Serra, anche per la versione riserva;
Come si può notare, non hanno aderito al progetto delle menzioni geografiche aggiuntive i produttori dell’imolese e del riminese, i quali hanno dimostrato di voler puntare maggiormente sulle rispettive Doc provinciali “Colli di Imola” e “Colli di Rimini”.
L’utilizzo della menzione è facoltativo e comporta per il produttore una serie di restrizioni ai normali parametri previsti dal disciplinare:
  • La percentuale minima di Sangiovese sale dall’85% al 95%.
  • Le rese massime di uva scendono dai 120 q.li/ha ai 90 q.li/ha.
  • I vini devono essere vinificati ed imbottigliati nella zona di provenienza delle uve o in una limitrofa.
Inoltre, e questo è uno degli aspetti più interessanti, la Riserva diventa una scelta vendemmiale. Si dovrà, quindi, dichiarare al momento della vendemmia la quantità di uva che verrà destinata a tale versione. Questo impedirà di “trasformare” in “Riserva” eventuale vino nato per versioni più semplici.

Sulla base di queste nuove regole, credo che l’introduzione delle “Sottozone di Produzione” sia una novità che debba essere accolta con un generale senso di positività, anche se, osservando la cartina, appare evidente che ci siano areali che nascondono al proprio interno ancora molte eterogeneità. Soffermandosi sulla sovradimensionata sottozona di Brisighella, per citarne una (non a caso), appare subito evidente quanto sia improbabile trovare similitudini tra i vigneti a ridosso della Via Emilia ed i vigneti nella quinta collinare più prossima all’appennino: due zone in cui variano sia le altitudini, che praticamente dallo zero si elevano oltre i 400 m/slm, sia le composizioni del suolo. Non poche perplessità mi suscitano anche gli areali di Castrocaro-Terra del Sole e Predappio, tutte sottozone che non tengono minimamente conto dell’asse delle arenarie, ovvero quella linea immaginaria e parallela alla via Emilia che segnala l’inizio dell’impoverimento dei terreni e l’aumento delle altitudini. Nella foto viene visualizzata come una linea puramente indicativa che collega Dozza a Verucchio, sovrapponendosi ai corretti confini ovest delle seguenti menzioni: Serra, Marzeno, Bertinoro e Cesena.