Naturale Watson, naturale!

Naturale Watson, naturale!

     È impossibile produrre vini naturali se la persona che li produce non è naturale.

Josko Gravner
 

Naturale: [na-tu-rà-le] n.m. ← dal lat. naturāle (m), deriv. di natūra ‘natura’. Genuino, non alterato (contrapposto ad artificiale), che deriva dalla natura. ( diz. Garzanti)

Riferita al vino può essere considerata una definizione esaustiva? 
Che lo sia o non lo sia, certo è che "naturale" non ha nulla a che fare con il concetto di buono o cattivo.

Possiamo considerare la definizione ‘vino naturale’ la torre di Babele dell’enologia attuale? 
Sicuramente la mia visione non coincide con la tua. Ma entrambe ci chiediamo se la nomenclatura, la classificazione di biologico e biodinamico siano riduttive rispetto all’idea di ‘vino naturale’

E se ci poniamo questa domanda è perché non esistono abbastanza categorie nelle quali potere rientrare e sentirci rappresentati…forse. 

Si aprono ventagli di ipotesi e prese di posizione  intorno alla questione ‘naturale’, che spostano l’accento sull’identità di un vino e ancor più sull’etica di un produttore, sulla filosofia di produzione, sul gusto e sulle lobby di tutela...o forse di potere. 

Ho tra le mani il libro di Alice Feiring - Il vino (al) naturale, nel quale l’autrice -  con il pretesto di narrare le origini di questo movimento,  è alla ricerca dei primi tentativi di produrre vini senza solfiti e ci restituisce un' analisi della definizione ‘vino naturale’, partendo proprio dalla base: il vino - per essere fatto - ha bisogno dell’uomo.  

“Personalmente, ritengo che il termine naturale possa essere utile. La gente ha bisogno di un termine generale per indicare il tipo di vino che vuole, e naturale è una parola sufficientemente buona, seppur non perfetta. Fino a quando non si sarà affermata una parola diversa come puro, nudo, reale, perfino liscio, esso aiuta la gente a distinguere tra i prodotti. 
Il pericolo si annida nel fatto che il termine è refrattario a una definizione di legge e quindi facilmente sfruttabile da aziende commerciali che cercano di conservare la propria quota di mercato.”

Il ‘vino naturale’  - che lo vogliamo o no -  è anche una questione politica, costituisce un mito sulla sostenibilità a tutti i costi e nel mercato del vino è un ideale, che a volte ci piace pensare  corrisponda all'alta  qualità della vita…nonostante il prezzo non sia equiparato al sacrificio del progetto, tantomeno al risultato.  

A questo proviamo ad aggiungere il fattore globalizzazione, che porta ogni continente a dare una personale interpretazione della classificazione, con normative e leggi ad hoc. 

Vogliamo farci due domande su come gli USA classificano in maniera ‘bizzarra’ i vini naturali? 

Queste sono le domande che abbiamo raccolto in questo mese e che vi rilanciamo per confrontarci con voi: 

Un produttore di vino naturale - che ha la sua vigna (quindi produce vino biologico, biodinamico, certificato  e si definisce naturale) e sceglie di non costruire la cantina per non deturpare il paesaggio e non impiegare forze economiche che non gli permetterebbero un ‘attività sostenibile, appoggiandosi quindi a un conto terzista,  è considerato di classe inferiore rispetto altri produttori di vini naturali?

Se fai vino naturale e ti trovo al supermercato, secondo te, la tua identità non è meno credibile del mio brand  che sceglie un canale esclusivo e una comunicazione mirata a chi è sensibile e consapevole del ‘mondo naturale’? 

Se produco vino naturale, c’è un numero massimo  e minimo di bottiglie che non posso superare per essere/non essere classificato come uomo ‘naturale’?

Quando parlate di vini naturali, voi lo sapete che  bisogna anche 'camparci'   e il mercato non è solo filosofia?

Noi di Enocode, ci siamo trovati a voler prendere una posizione, creando anche una spaccatura interna in redazione tra puristi e non...
ma tutti siamo sostenitori del libero arbitrio e della libera informazione, DUE DIRITTI CHE PASSANO ATTRAVERSO L'ELENCO DEGLI INGREDIENTI IN ETICHETTA.