DOMAINE ARMAND ROUSSEAU, IL MITO

DOMAINE ARMAND ROUSSEAU, IL MITO
Al Domaine Armand Rousseau si deve il merito di avere innescato una rivoluzione decisiva nel tessuto sociale di Borgogna. All’inizio del Novecento il patriarca di questo demanio è tra i primi vignerons a curare l’intera filiera produttiva, dalla conduzione del vigneto fino alla commercializzazione diretta dei propri vini. Una scelta che interrompe di fatto il monopolio distributivo del vino di Borgogna da parte delle maisons de négoce.

Questa emancipazione consacra Armand Rousseau come nume tutelare dei vignaioli di Borgogna e consente alle generazioni future – quella di Charles prima e di Eric poi – di maturare un vantaggio qualitativo che ha iscritto il domaine nell’olimpo dei migliori del pianeta.

E in effetti, il Domaine Armand Rousseau ci sembra il primo, tra i pochissimi realmente ammantati dal mito, a contendersi un ipotetico podio alle spalle di domaines dall’aura “ultraterrena” quali il Domaine de La Romanée Conti e il Domaine D’Auvenay di madame Lalou-Bize Leroy. Anche per questa sua "immanenza", tra i domaine sopracitati il Domaine Armand Rousseau è quello che ha legato con maggiore fermezza i propri successi alla storia del comune di appartenenza, Gevrey-Chambertin. Per storicità e vette qualitative mantenute nel corso della sua storia, credo si possa dire - senza mancare di rispetto ai Trapet, ai Mortet o ai Fourrier - che il Domaine Armand Rousseau sia l’emblema di Gevrey-Chambertin.

È opinione diffusa che i vini firmati da madame Lalou Bize-Leroy, prima di essere uno Chambertin o un Les Amoureuses, siano vini di madame Lalou Bize-Leroy. Lo stile inconfondibile dei suoi vini in un certo senso trascende, senza nasconderlo, il territorio. A questo si deve aggiungere l’estrema frammentazione del suo patrimonio viticolo, le cui interpretazioni – tra domaine e négoce – spaziano dalla Côte de Nuits alla Côte Chalonnaise. Diverso è, a mio parere, il caso del DRC che, nonostante porzioni significative in quattro dei sei Grands Crus di Vosne-Romanée (tra cui due monopoli del calibro di La Tache e La Romanée-Conti) - come sostiene Armando Castagno - “per il suo ruolo pioneristico in quasi tutto, dalla lotta alla fillossera, alla biodinamica, alla vinificazione a grappolo (ed acino) intero” si erge piuttosto a patrono della comunità borgognona.

In altre parole, il Domaine Armand Rousseau è il primo dei Domaine “terreni”.

La nascita del Domaine Rousseau, giunto oggi alla sua quarta generazione, risale ai primi anni del '900, quando Armand, classe 1884, al compimento della maggiore età eredita alcune piccole parcelle nel comune di Gevrey-Chambertin. Un primordiale patrimonio viticolo che si amplia notevolmente al momento delle sue nozze, nel 1909, quando riceve in dote nuove parcelle e alcuni edifici tra cui quello che ospita l'attuale cantina. Armand Rousseau è probabilmente il primo vignaiolo di Borgogna a scegliere di commercializzare in prima persona il vino ottenuto dalla vinificazione delle proprie uve. Un esempio seguito di lì a poco da altri prestigiosi domaine, come i Marquis D’Angerville. Una scelta che oggi sembrerebbe logica e naturale, ma che in quegli anni assume il peso di un’inversione di rotta visionaria e lungimirante, destinata a modificare in via definitiva l’assetto sociale della Borgogna.

Il patrimonio viticolo del Domaine Armand Rousseau si attesta attualmente su 15,33 ettari, di cui 3 ettari in appellation "villages", 3,77 ettari in appellation Premier Cru e 8,51 ettari in appellation Grand Cru, situati sul territorio di Gevrey-Chambertin, con una piccola quanto preziosa deroga, su Morey-Saint-Denis.

In vigna si seguono i principi della "lotta ragionata", cercando si scongiurare il ricorso a prodotti sistemici. Da questo punto di vista Eric Rousseau ha apportato un contribuito decisivo, mostrando una maggiore sensibilità verso la fertilità del suolo e la sanità delle uve. Oltre a una maggiore severità nella cernita delle uve, Eric ha introdotto la vendemmia verde, riducendo le rese e aiutando le piante a produrre un frutto maturo.

In cantina la vinificazione si svolge in vasche di forma rettangolare di acciaio inox, con un iniziale raffreddamento delle uve fino a quindici gradi. La macerazione prevede un utilizzo del 10% di raspi e si protrae per circa 3 settimane, al termine delle quali il vino viene travasato nelle pièces, dove effettua la malolattica e un affinamento di 16/18 mesi. l'imbottigliamento avviene tra aprile e maggio. La tonnellerie di riferimento per l’acquisto dei legni è la locale Francois Frères, di Saint Romain. Nel corso dei vari passaggi generazionali e in particolare con la direzione di Eric, e dal 2017 della figlia Cyrielle, i vini hanno assunto una maggiore fodera glicerica, dovuta a una selezione più scrupolosa delle uve, mentre gli affinamenti si sono via via accorciati. Quello che impressione nei vini di Rousseau e in particolare in quelli firmati dalle ultime due generazioni è, a mio modo di vedere, la purezza espressiva. Vini di una definizione superiore, senza che questo limiti le profondità, che nel caso di Chambertin e Chambertin-Clos-de-Bèze si fanno oceaniche.


GEVREY-CHAMBERTIN VILLAGE: Storicamente frutto dell’assemblaggio di sette parcelle, per un totale di 1,68 ettari. Due parcelle sono poste a destra della D974, sul cono di deiezione generato dalla Combe Lavaux (Creux Brouillard, Les Crais), e due sono in climats Premier Cru (Clos Prieur e Les Estournelles) declassati. Dopo una serie di recenti scambi e nuove acquisizioni, oggi nasce dall’assemblaggio di nove parcelle, una delle quali a Brochon). Le uve sono unite al momento della raccolta. Legni solo di secondo e terzo passaggio.

GEVREY-CHAMBERTIN CLOS DU CHATEAU – MONOPOLE (1,36 ETTARI): Una singola parcella, lieu-dit, di cui il Domaine detiene l’intera proprietà e da cui realizza un vino elegante e calibrato. È rientrata nel carnet aziendale dal 2012 e da allora si stanno svolgendo reimpianti parziali per migliorare l’equilibrio delle uve.

GEVREY-CHAMBERTIN 1ER CRU LAVAUX SAINT JACQUES (0,76 ETTARI): Ė il risultato dell’assemblaggio di due parcelle. Il suolo è riconducibile al Bathoniano ed è composto per il 33% di calcare e per il 25% di ciottoli molto fini che derivano dal cono di deiezione della vicina Combe Lavaux. Nella parte alta della vigna si nota la presenza del calcare di Premeaux. Questo genere di roccia madre origina di solito suoli scuri e non molto profondi. La vicinanza della Combe influenza anche il clima, portando aria fresca e rendendo questo climat uno degli ultimi a essere vendemmiato.

GEVREY-CHAMBERTIN 1ER CRU LES CAZETIERS (0,60 ETTARI): Nasce da una parcella singola posta al confine con il Clos Saint Jacques. Il suolo in questo climat varia a seconda del settore in cui ci troviamo. Nella parte alta dominano le marne calcaree a “ostrea acuminata”, nella parte mediana rocce e ciottoli e nella parte basale limo, argille calcare. È una vigna che porta facilmente a maturazione le proprie uve, donando ai vini un carattere fruttato e una struttura piena e mascolina. La percentuale di legno nuovo mediamente si limita a una pièces su nove.

CHARMES-CHAMBERTIN GRAND CRU (1,47 ETTARI): È il risultato dall'assemblaggio di due parcelle acquistate nel 1919 nello Charmes propriamente detto, che misurano in totale 61 are, e da una parcella nello Mazoyères acquistata nel 1940 della dimensione di 86 are. Viene affinato esclusivamente in legno di secondo passaggio per dare maggiore risalto alla finezza tipica di questa vigna. Il suolo dello Mazoyères-Chambertin è dominato dal calcare di Comblanchien e ricoperto dai ciottoli fini derivanti del cono alluvionale della Combe Grisard, mentre quello dello Charmes vede privilegiare il calcare “a entroques” nella parte superiore e il calcare di Comblanchien nella parte inferiore della vigna.

MAZY-CHAMBERTIN GRAND CRU (0,53 ETTARI): Il Mazy o Mazis-Chambertin è il Grand Cru più a nord della Côte d’Or. È tagliato obliquamente in due da una capezzagna che parte dall’angolo nord occidentale, in corrispondenza del Climat Fonteny, fino all’estremità sud orientale. La metà al di sotto della diagonale corrisponde al Mazy-Bas, dove il suolo si fa più scuro e profondo per via dei detriti che giungono dal cono di deiezione della Combe Lavaux, mentre il Mazy-Haut presenta un suolo più roccioso simile al Ruchottes. Il vino del Domaine Rousseau nasce da una singola parcella di 0,53 acquistata da Armand Rousseau nel 1937 nel lieu-dit Mazis-Bas, che è quello più settentrionale. Nessuna pièces nuova è coinvolta nell'affinamento. Il suolo è dominato dal calcare di Premeaux (Bajociano). Il vino è noto per essere virile e solido.

CLOS DE LA ROCHE GRAND CRU (1,48 ETTARI): Il Clos De La Roche rappresenta l'unica deroga al legame tra il Domaine Armand Rousseau e Gevrey-Chambertin. Ė il risultato dell'assemblaggio di due parcelle, una acquistata nel 1920 nel lieu-dit Les Fremières* e l’altra acquistata nel 1975 nel Clos de La Roche propriamente detto. Va annotato che con una superficie totale di 16.90 ettari il Clos De La Roche è il più vasto Grand Cru di Morey Saint Denis. Eppure, per tutto l’Ottocento le mappe identificavano con il nome Clos De La Roche solamente il lieu-dit di 4,57 ettari che ancora oggi ne porta il nome. Con la classificazione del 1936 al climat vengono acclusi alcuni lieux-dits limitrofi, tra cui Les Mochamps, Les Froichots, Les Fremières, Les Chabiots e la parte più bassa del Monts Luisants. Infine nel 1971 si aggiungono anche porzioni del Genavrières e del Chaffots. Suolo ad altissimo tenore calcareo e con uno strato di terra vegetale di appena 30 centimetri. Ne nasce un vino minerale e potente, il cui allungo è aggrappato a una tensione agrumata e squillante. Un vino di intensità e densità notevoli. L'affinamento si svolge per un 10/20% in pièces nuove, mentre il resto è di secondo passaggio.
*Quando nel 1920 Armand Rousseau acquista una porzione del Les Fremières questa è classificata ancora Premier Cru.

RUCHOTTES-CHAMBERTIN GRAND CRU CLOS DES RUCHOTTES – MONOPOLE (1,06 ETTARI): L'appellation Ruchottes-Chambertin si trova sopra Mazy ed è composta dal Clos des Ruchottes, dal Ruchottes-Hauts e dal Ruchottes-Bas. Il Clos des Ruchottes nel vertice alto del climat è monopolio del Domaine Rousseau dal 1977. Il suolo è composto da calcare oolitico, altamente disgregante, mentre il clima è fortemente influenzato dalla Combe Lavaux. Il risultato è un vino elegante, lieve, minerale, che gioca sulla freschezza e un su un frutto più rarefatto. Per l'affinamento viene utilizzato il 20% di legno nuovo. Il vino passa 8 mesi in legno nuovo e poi viene travasato in legno di secondo passaggio.

GEVREY-CHAMBERTIN 1ER CRU CLOS SAINT JACQUES (2,21 ETTARI): Una vigna dal valore universalmente riconosciuto, per molti superiore a buona parte dei Grand Cru di Gevrey-Chambertin. Non è un caso che i cinque produttori che si spartiscono la sua proprietà servano questo vino successivamente a vigne del rango più alto, proprio come nel caso del domaine Rousseau, che ne detiene un terzo della proprietà. Su alcune mappe dell’Ottocento compare come Chambertin-Saint-Jacques. Il nome deriva dal ritrovamento di una statua di San Giacomo al suo interno, a cui è stata dedicata una cappella lungo il muro di cinta del climat. Fu monopolio fino al 1954 del conte Moucheron, il cui scarso interesse per le gerarchie borgognone sembra essere con ogni probabilità la ragione per cui questa vigna oggi non può fregiarsi del rango di Grand Cru. Il suolo, particolarmente complesso, è un inno al Bajociano: nella parte apicale del Clos dominano le marne a “ostrea acuminata” (Bajociano), con uno strato di terra vegetale pressoché inesistente. Nella sezione centrale lo spessore del terreno arriva fino a 60 centimetri, al di sotto dei quali si trova con buona percentuale il calcare “a entroques. Nella sezione basale, invece, si trova più frequentemente il calcare di Premeaux. La vigna, piantata a "ritocchino", è drenante e ricca di ciottoli calcarei derivanti dalla disgregazione degli strati sottostanti di roccia madre. Ciascuno degli attuali cinque possessori** di questa vigna possiede una striscia che dalla sommità (345 m/slm) scende fino al muro a ridosso della strada (290 m/slm). Il vino che ne esce non ha nulla da invidiare alla maggior parte dei Grand Cru. È complesso, profondo, elegante ma al contempo solido e completo. Un vino di grande propensione evolutiva di forgia e tempra emozionali.
La porzione di vigna del Domaine Armand Rousseau misura 2,21 ettari, nella sezione occidentale della vigna, mentre l’impianto risale al 1935 e al 1993. L’esposizione è per tutti est-sud-est. L'affinamento prevede una quota sostanziale di legno nuovo, spesso vicina all'80%.
** Quando il conte di Moucheron fu costretto a privarsi di questo monopolio, la vigna venne venduta in quattro lotti e ad accaparrarseli furono Armand Rousseau (2.21 ha), Pernot-Fourrier (oggi Domaine Fourrier, 0.89 ha), Henri Esmonin (oggi domaine Sylvie Esmonin, 1.6 ha) e Clair-Daü (2 ha). Nel 1985 alcune vicissitudini dinastiche portarono il domaine Clair-Daü a vendere alcune parcelle a Louis Jadot, tra cui quella nel Grand Cru Chapelle-Chambertin e un ettaro nel Clos Saint Jacques. Da quel momento, e fino a oggi, il Clos Saint Jacques è in mano a cinque diversi domaines.

CHAMBERTIN CLOS-DE-BÈZE GRAND CRU (1,42 ETTARI): Nel 630 d.C. i monaci di Bèze ricevettero in dono dal duca di Borgogna Amalgario un appezzamento a mezza costa, esattamente a metà tra la Combe Grisard, a sud, e la Combe Lavaux, a nord. Non tardarono a capirne il valore, adibendola subito a vigneto e proteggendola con un muretto a secco. Così nasce la prima vigna di Gevrey-Chambertin e con ogni probabilità la prima vigna recintata del pianeta di cui si abbiano notizie scritte. La famiglia Rousseau ne detiene 1,42 ettari suddivisi in due parcelle acquistate in tre diversi momenti (1961, 1989 e 1992). Il suolo è composto da un terreno particolarmente ricco di ciottoli calcarei, che nella parte centrale e basale della vigna nascondono uno strato di calcare “a entroques” e marne del Bajociano. Alla sua sommità, invece, la vite cresce su calcare-argilloso del Bathoniano. Nell’immaginario collettivo degli appassionati il Clos-De-Bèze, che può essere anche etichettato come Chambertin (ma non il contrario), rappresenta il punto ideale di incontro tra forza ed eleganza. È un vino che condivide con lo Chambertin una profondità abissale, declinandola però in una chiave espressiva anche in una fase giovanile. Il Clos-de-Bèze di Rousseau matura al 100% in pièces nuove.

CHAMBERTIN GRAND CRU (2,55 ETTARI): Proseguimento verso sud del Clos-de-Bèze, lo Chambertin accoglie la vite con cinque secoli di ritardo rispetto al climat confinante. Artefice di questa felice intuizione fu Bertino (Champ de Bertin) il proprietario del fondo di quell’epoca, che si racconta scelse lo stesso materiale genetico utilizzato dai monaci di Bèze. La vigna dello Chambertin propriamente detta è contesa da 20 vignaioli, guidati in termini di estensione dal domaine Rousseau che ne detiene 2,55 ettari ed il cui vino è il risultato dell'assemblaggio di quattro parcelle acquistate in oltre settant'anni di storia (1921, 1970, 1983, 1990, 1993, 1994). Il terreno è ricco di ciottoli calcarei, che nascono dalla lavorazione di un suolo non dissimile da quello del vicino Clos-de-Bèze. Nella sezione centrale e basale consta di calcare “a entroques” e marne del Bajociano. Alla sua sommità, invece, la vite cresce su calcare argilloso del Bathoniano. Quello che vi nasce è un vino-mito almeno quanto la vigna di provenienza, suddivisa al catasto in 55 parcelle diverse e conosciuta come "Le Roi". Racchiude potenza e controllo, complessità e eleganza. Un vino leggendario, che si apre lentamente, superando senza fretta la propria austerità. Nel caso del vino firmato dalla famiglia Rousseau l'affinamento si svolge al 100% in pièces nuove.


Contributo bibliografico e sitografico all'esperienza: "Inside Burgundy" di Jasper Morris, "Borgogna. Le vigne della Côte d'Or" di Armando Castagno, "Vini e terre di Borgogna" di Giampaolo Gravina e Camillo Favaro, "Clos St. Jacques, apostolo della complessità" di Giancarlo Marino.